22 - MORTO, MA POCO...


 22 - MORTO, MA POCO...


- Andiamo, Nhá Tiana... dimmi ancora cos'è successo...


- Ma gliel'ho già detto, dottore... siamo andati a dormire ieri verso le dieci, più o meno...


- E non l'hai visto andarsene...


- No... non si alzava di notte... almeno io non l'ho mai visto...


- Beh, da quello che mi hai detto, hai il sonno pesante... di solito non ti svegli durante la notte...


- E...


- E non hai sentito niente...?


- Solo quando mi ha chiamato...


- Hai sentito qualcosa prima?


- No, dottore... stavo dormendo....


- Ma ti sei svegliato quando ti ha chiamato...


- Sì, mi sono svegliato...


- Ha urlato?


- No... ha chiamato molto piano...


- Eppure ti sei svegliato...


- Sì, il tuo dottore... chi gli ha fatto questo?


- Non so... hai notato qualcosa... di strano... in tuo marito, quando sei andata ad aiutarlo?


- Strano? Come questo?..


- Non lo so... qualcosa che non era usuale....


- Beh, è ​​stato ferito... non è normale, vero?


- No, in realtà non lo è... ma... inoltre... hai notato qualcos'altro?


- In realtà... penso che gli occhi...


- Cos'erano gli occhi?


- Sembrava... non so... sembrava che fossero gialli...


- Giallo?! Come questo?


- Ha il sapore della luce di una lampada? che svanisce a poco a poco...


- Lampada?!


- Sì... era molto luminoso e gradualmente svanì... finché non cadde accanto a me...


Duarte era pensieroso... l'ennesimo mistero che si aggiunge agli altri che riposavano sulla sua tavola... ma che diavolo era successo a Manoel? Fu allora che Alberto lo strappò dai suoi pensieri, facendogli segno di seguirlo...


- Nhá Tiana, aspetta qui, dobbiamo parlare ancora un po'... vedrò di cosa ha bisogno il dottor Alberto e torno subito...


- Sì, il tuo dottore...


E Duarte è andato a trovare il suo compagno di sventura... aveva delle risposte plausibili a un altro mistero?


- E poi, Alberto?


- Lascia che ti mostri una cosa... perché se te lo dico, non ci crederai...


E i due sono entrati in obitorio. Sul tavolo, con l'addome aperto, giaceva il corpo di Manoel, trovato dalla moglie in fin di vita davanti alla loro casa... Alberto cercava di capire cosa avesse causato la morte dell'uomo...


- Ragazzo, cos'è quell'odore? Sembra che qui ci sia un cadavere vecchio di almeno una settimana...


- L'odore viene dal corpo di Manoel...


- Ma come? Sono passate al massimo cinque ore da quando ha tirato le cuoia... non è possibile che puzzi già così...


- Lo so... non crederai a quello che ho trovato nel suo stomaco...


- E cos'era?


Alberto porge a Duarte una ciotolina... al suo interno, almeno trenta proiettili, di vari calibri... alcuni, con segni di digestione...


- Vuoi dire che ha mangiato piombo?


- No, certo che no... sto dicendo che hanno semplicemente sparato al tizio... ma non sono stati quei proiettili a ucciderlo...


- NO?


- NO. Hai notato che non aveva segni di lesioni apparenti?


- Sì... non sapevamo nemmeno di cosa fosse morto...


- Allora... sai cosa ha realmente ucciso Manoel?


- Finisci presto il mistero, per l'amor di Dio...


- Un solo proiettile... d'argento!


Duarte guardò il dottore incredulo. Come poteva essere così sicuro che l'uomo che giaceva lì fosse stato colpito da un proiettile d'argento? E chi porterebbe quel tipo di munizioni? Ogni cosa che doveva sentire...


- Mi stai prendendo in giro, vero?


- Vorrei esserlo... ma, guarda... qui, vicino alla spalla destra...


Duarte guardò. C'era segno di una piccola ferita. Guardò il dottore, perplesso. Cosa avrebbe a che fare una ferita sulla spalla del morto con la sua morte? non capivo...


- Prima che tu me lo chieda... dopo il tizio con la pancia già aperta, ho visto questa ferita. E ho estratto il proiettile... e la capra non ha iniziato a dare segni di vita? Ebbene, siccome non voglio sapere cosa sia successo, l'ho rimesso dove l'avevo trovato, ed è tornato ad essere morto...


- Mi stai prendendo in giro...


Senza dire nulla, Alberto estrae il proiettile dalla ferita. Poi, il corpo comincia a muoversi sul tavolo, anche tutto tagliato com'era... gli occhi cominciano a muoversi, come se volessero aprirsi. Senza battere ciglio, Alberto ripone il piccolo pezzo di metallo all'interno del corpo del defunto, che ritorna immediatamente allo stato di rigidità in cui si trovava. Duarte tace, la fronte corrugata. Non riesco a capire cosa sta succedendo...


- E poi, delegato?


- E allora?


- Cosa devo fare?


- Uh... scrivi il certificato di morte del soggetto...


- E io dico che è morto di cosa?


- Non lo so... inventati qualcosa...


- Sei sicuro di questo?


- Senti, quello di cui sono sicuro è che non voglio che questo tizio se ne vada in giro... me, eh? I problemi che devo risolvere non sono bastati... fai quello che ritieni sia meglio....


E ha voltato le spalle ad Alberto, dirigendosi verso il suo ufficio, dove ha licenziato la moglie del defunto... aveva già preso la sua decisione ed era quella che l'uomo fosse morto... a suo avviso, per cause naturali.. . soltanto il medico doveva certificare il fatto.

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