REALIZZA UN SOGNO
REALIZZA UN SOGNO
Dicono che ricordare è vivere... beh, allora vivo intensamente. Perché continuo a ricordare i miei tempi da bambina, da adolescente... Come ho detto più volte, non ho molti ricordi del passato. Conservo solo quelli che considero ancora meravigliosi. Un regalo di Natale o di compleanno, anche se raro (i miei genitori avevano risorse economiche davvero scarse, la vita era difficile a quei tempi), ci veniva offerto quando ce n'era la possibilità. Ma era così difficile che accadesse, che non ce lo saremmo mai aspettato... infatti a casa mia non si festeggiavano i compleanni... credo di averlo già commentato qui. Il Natale si festeggiava di più, certo non con tutti i fasti delle famiglie un po' più ricche (e che poi non erano molto più di noi... la vita era dura per tutti), ed era raro che ricevessimo un regalo da "Babbo Natale"... ma lo spirito collaborativo dei bambini è molto più espansivo di quello degli adulti... e se un bambino aveva un giocattolo, lo avevano anche tutti gli altri, perché giocavano tutti insieme. Senza contare che abbiamo creato il nostro giocattolo, con i materiali che avevamo a portata di mano... la fantasia è stata la nostra principale risorsa per farci sentire nella dimensione che volevamo. Certo, il paesaggio di allora aiutava molto... l'orizzonte pieno di verde, punteggiato dai bellissimi colori di fiori e uccelli, che svolazzavano liberi nel cielo, ci aiutava a immaginare i regni delle fate e degli altri, ognuno più bello. Era un tempo in cui non c'era nemmeno la televisione per tutti... nel mio quartiere, davvero, nessuna casa aveva "questo meraviglioso dispositivo che ti porta il mondo dentro casa"... è difficile immaginare che di questi tempi non sia è vero? Ma allora era così. Bene, il mio ricordo di cose belle e piacevoli (per me, ovviamente) include una cosa che pensavo fosse fantastica... gli autobus. Quando ero bambino, tutti gli autobus erano piuttosto arrotondati, molto diversi da oggi, dove sembrano più una gigantesca scatola da scarpe. Continuo a chiedermi... cosa passa nella mente di questi designer, che non progettano una sola carrozzeria di autobus bella, come ai vecchi tempi? Ricordo che da adolescente mi piaceva ammirare le macchine che passavano dal mio quartiere... le Grassi, le Nicola, le Incasel (a proposito, c'era una Incasel che era la cosa più bella... sembrava come un autobus stradale, con la cabina di guida separata dal resto della sala...) Quando apparvero i primi autobus "quadrati" avevo circa dodici anni, più o meno... il primo che vidi fu uno Striuli Magirus Deutz, della flotta CMTC... Mio Dio, che bella macchina! Tutto quadrato, con il frontale tutto vetrato, si vedeva per intero l'autista... era sfilato in un finestrino itinerante... Poi ne arrivarono altri... nel mio quartiere, quasi subito, arrivarono le prime Nimbus Furcare quadre.. .mio padre diceva che i passeggeri avevano paura di salire a bordo di queste auto fin dall'inizio per paura di prendere l'autobus sbagliato...questo in un momento in cui identificare le compagnie era per loro qualcosa di essenziale...
L'auto che più ha attirato la mia attenzione, tra tutte le quadre in flotta, è stata senza dubbio la 033, figlia unica dell'azienda. Era una Bela Vista, con la portiera al centro. Capacità di trentasei passeggeri seduti. Questa CAIO era semplicemente bellissima... volevo prenderla, girarci dentro, ammirarla dall'interno... ma questa macchina viaggiava su una linea un po' lontana dal mio quartiere, e il biglietto dell'autobus era molto caro in quel momento. La gente oggi si lamenta, ma quando ero adolescente non c'erano tanti sussidi per i biglietti come adesso. In ogni caso, come dicevo, il mio desiderio più grande era quello di poter un giorno viaggiare su quella macchinina troppo bella, che per capriccio del destino non ha mai fatto la fila nel mio quartiere. Ma...
Un giorno mia madre andava a Santo Amaro e lì andammo noi tre... io, mio fratello e mia madre... prendemmo una Nicola, anche lei con la portiera in mezzo... quelle erano le macchine più comuni al tempo. Quando eravamo già vicini alla Igreja Verde, il collettivo ha avuto un problema... "rotto", come si suol dire. La capienza era ragionevole... c'erano pochi veicoli che circolavano lungo la linea. E lì aspettavamo che passasse un altro mezzo aziendale per salire a bordo... e indovinate cosa è arrivato? Lui stesso... lo 033, in tutta la sua maestosità...
Tanto per cambiare, era affollato, ma sai com'è, vero? Gli autobus sono come il cuore di una madre... c'è sempre posto per un altro... e anche senza avere spazio fisico per far salire qualcun altro, tutta la gente di Nicola è finita a bordo del 33...
Per me è stato un sogno che si avverava... era la prima volta che riuscivo a salire su quella macchina che, per me, era troppo bella. E così siamo partiti... siccome la capienza era oltre esaurita, l'autista è andato dritto, senza fermarsi alle fermate, a meno che qualcuno all'interno del collettivo non facesse segno di scendere... dopo poche fermate... eravamo già vicino al Cimitero di Vila Iza... finalmente c'erano le panchine su cui sedermi... sono riuscita a stare alla finestra... che delizia... dentro l'auto dei miei sogni, seduta e immobile alla finestra, per ammirare il paesaggio che ci passa accanto ? C'era qualcosa di meglio? Ovviamente.;.
Quando l'auto ha attraversato Washington Luiz ed è entrata a Borba Gato, vicino a Gabriel Calfat, accanto al garage di Pocchini, confesso che ero triste... in fondo la mia corsa stava per finire... e quando finalmente si è fermato a il suo punto fermo, al Barão de Duprat, e dovevamo sbarcare, beh, era il capolinea... ma ero felice di essere finalmente riuscito a realizzare un sogno...
Mia madre ha risolto i problemi che doveva risolvere al centro... Santo Amaro è stato il centro per noi... e poi siamo tornati a casa, questa volta a Incasel... è stata una bella giornata per me, perché ho realizzato il mio desiderio di viaggiare in macchina che, in linea di principio, non avrei mai preso, e siamo tornati a casa con la macchina più bella del nostro quartiere...
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